UNA REALTÀ SEPARATA
Carlos Castaneda

 

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CARLOS CASTANEDA
1971 A Separate Reality - Further Conversations with don Juan
Simon & Schuster, New York, 1971.
Traduzione italiana: Una Realtà Separata, Milano, Rizzoli, 2000.
Edizione precedente: Una Realtà Separata, Roma, Astrolabio, 1972.

 

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IL SECONDO LIBRO DEL NAGUAL CARLOS CASTANEDA

«Nelle citazioni tratte da Una Realtà Separata, comincia a rivelarsi con straordinaria chiarezza l'atteggiamento che gli Sciamani adottavano in ogni loro impresa intenzionale. Lo stesso don Juan sottolineò che, per i praticanti moderni, l'aspetto più interessante del loro mondo era la consapevolezza nitida che avevano raggiunto in merito alla forza universale che essi definivano Intento. Secondo gli antichi Sciamani, il legame tra ognuno di quegli uomini e tale forza era così netto e preciso da consentire loro d'influenzare le cose a proprio piacimento. Don Juan disse che l'Intento di quegli sciamani, così intensamente sviluppato, era l'unico aiuto su cui potevano contare i praticanti del nostro tempo. Usando una terminologia più concreta, affermò che, se fossero stati onesti con se stessi, gli Sciamani contemporanei avrebbero pagato qualunque prezzo pur di vivere sotto l'ombrello di un Intento simile. Secondo don Juan, chiunque manifestasse anche il minimo interesse per il mondo degli antichi Sciamani, veniva immediatamente attirato nel cerchio del loro intento affilatissimo. Esso, sosteneva, era una realtà incommensurabile che nessuno di noi potrebbe mai contrastare. Inoltre, aggiungeva, non c'era alcuna necessità di combatterlo, dato che era l'unica cosa che contasse. Era l'essenza del mondo di quegli antichi Sciamani, il mondo a cui i praticanti moderni ambivano sopra ogni altra cosa.»

«Non sono stato io a determinare secondo un disegno preciso la struttura delle citazioni tratte da Una Realtà Separata: è emersa in modo del tutto autonomo rispetto ai miei propositi e ai miei desideri; potrei dire addirittura che contrastava con ciò che avevo in mente. Improvvisamente, la misteriosa molla della Ruota del Tempo nascosta nell'ordito del libro si era tesa, e fu quella tensione a dirigere i miei sforzi. Per quanto mi riguarda, all'epoca in cui scrivevo Una Realtà Separata, avrei potuto in tutta sincerità affermare di essere felicemente impegnato in una ricerca antropologica sul campo, e lontanissimo dal mondo degli antichi Sciamani.»

«Don Juan la pensava diversamente. Da Guerriero esperto qua! era, sapeva che non sarei mai riuscito a districarmi dalla forza di attrazione dell'Intento che quegli Sciamani avevano creato. Stavo annegando in esso, benché non lo desiderassi e neppure ci credessi. Questa situazione mi causò un'ansia subliminale, che non ero in grado di definire a chiare lettere, e neppure di esserne consapevole. Permeava il mio agire senza che mi fosse possibile soffermarmi su essa in maniera conscia, o cercarne una spiegazione. A posteriori posso solo dire che avevo una paura mortale, benché non riuscissi a determinare da cosa fossi terrorizzato. Tentai più volte di analizzare questa sensazione, ma la fatica e la noia mi sopraffacevano quasi all'istante. Mi veniva istintivo giudicare del tutto superflua quell'indagine e così finivo per rinunciare. Mi rivolsi allora a don Juan, perché volevo un suo consiglio, un suo input. «Hai paura, tutto qui», fu la sua risposta. «Non c'è altro. Non metterti alla ricerca di ragioni misteriose per questa tua paura. La ragione è proprio davanti a te, assolutamente alla tua portata: è l'Intento degli Sciamani dell'antico Messico. Sei alle prese con il loro mondo, e di tanto in tanto esso ti si palesa. Ovviamente, non è una visione che tu possa sopportare, ma questo vale anche per me, e per chiunque altro.» «Stai parlando per enigmi, don Juan!» «È certamente così, in questo momento. Ma un giorno tutto ti sarà chiaro. Attualmente sarebbe da idioti cercare di parlarne o di spiegare. Nulla di quanto sto tentando di illustrarti avrebbe senso. Ora come ora, qualunque banalità ti sembrerebbe mille volte più sensata.»

«Era davvero così: le mie paure nascevano da banalità assolute di cui mi vergognai allora come me ne vergogno adesso. Temevo una possessione demoniaca, un timore, questo, che era sorto in me molto precocemente. Tutto ciò che era inesplicabile era necessariamente malvagio, e il suo solo scopo era la mia distruzione. Via via che la spiegazione di don Juan assumeva maggiore significato, cresceva in me la sensazione di dovermi proteggere: non era uno stato che potessi tradurre in parole, ma riguardava soprattutto il bisogno di proteggere il sé, la veridicità e l'innegabile valore del mondo in cui viviamo noi uomini. Per me, quello era il solo mondo riconoscibile e se qualcosa lo minacciava, la mia reazione era immediata, una paura la cui natura mi sarà sempre impossibile spiegare; per comprenderne l'immensità, infatti, bisognava provarla. Non era il timore della morte, e neppure della sofferenza, ed era così profonda che anche uno Sciamano praticante avrebbe difficoltà a tramutarla in un concetto.»

«Sei arrivato, attraverso un circolo vizioso, proprio di fronte ai Guerriero, mi disse don Juan.» (CarlosCastaneda)

 

CITAZIONI DAL TESTO PER ARGOMENTO

INDICE del libro Una Realtà Separata

1 - IL DIALOGO INTERIORE

2 - LA FOLLIA CONTROLLATA

3 - IL GUERRIERO

 

 

 

Prima Edizione di Gli Insegnamenti di don Juan, con il nome A SCUOLA DALLO STREGONE, Astrolabio

 

Copertina della prima edizione italiana dell'Astrolabio di Roma di Una Realtà Separata.

 

 

 

 

 

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