STORIA DELL'AGGUATO A FLORINDA :
2 - L'INCONTRO CON GLI SCIAMANI

Citazione di Carlos Castaneda dal Libro
IL DONO DELL'AQUILA

 

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LA MAGICA STORIA DELL'AGGUATO A FLORINDA MATUS:
IL PRIMO INCONTRO CON GLI SCIAMANI

«Quando don Juan mi accompagnò un'altra volta da Florinda, poco prima di lasciarmi davanti alla porta mi ripetè quel che mi aveva detto lei, e cioè che per lui e il suo seguito si stava avvicinando il momento di entrare nella terza attenzione. Prima che potessi chiedergli qualcosa, mi spinse in casa. Il suo spintone non solo mi fece entrare nella casa, ma anche nel più acuto stato di consapevolezza. Vedevo il muro di nebbia. Florinda era in piedi nell'ingresso, quasi fosse stata lì ad aspettare che don Juan mi spingesse dentro. Mi prese per un braccio e con calma mi portò nel soggiorno. Ci sedemmo. Volevo avviare una conversazione, ma non riuscivo a parlare. Lei mi spiegò che uno spintone di un Guerriero impeccabile come il Nagual Juan Matus può provocare lo spostamento in un'altra zona di consapevolezza. Mi disse che il mio costante errore era stato di credere che le procedure fossero importanti.»

«La procedura di spingere un guerriero in un altro stato di consapevolezza era utilizzabile solo se tutti e due gli interessati, ma specie chi da lo spintone, sono impeccabili e provvisti di potere personale. Il fatto che io vedessi il muro di nebbia mi rendeva estremamente nervoso, a livello fisico. Tremavo senza riuscire a controllarmi. Florinda disse che il mio corpo tremava perché aveva imparato a desiderare l'attività mentre era in quello stato di consapevolezza e che avrebbe anche potuto imparare a concentrare la massima attenzione su qualunque cosa fosse detta piuttosto che su qualunque cosa fosse fatta. Mi disse che l'esser stato posto nella consapevolezza del lato sinistro era un espediente. Forzandomi in uno stato di percezione acutizzata e facendomi interagire con i suoi Guerrieri solo in quello stato, il Nagual Juan Matus si assicurava che io avessi un posto in cui stare. Poiché ero così nervoso, lei si propose di calmarmi continuando a raccontarmi la storia della sua vita che, mi spiegò, non era in fondo la storia della vita di una donna del mondo di tutti i giorni, ma di come una donna senza alcun valore fosse stata aiutata a diventare una Guerriera.»

«Disse che non appena ebbe presa la decisione di vedere la guaritrice, nulla potè più frenarla. Si mise in viaggio, su una barella portata da quattro uomini e dalla servetta, un viaggio che durò due giorni e mutò il corso della sua esistenza. Non esisteva una strada, il terreno era montagnoso e a volte gli uomini dovettero portarla in spalla. Arrivarono dalla guaritrice al crepuscolo. Il luogo era ben illuminato e in casa c'erano molte persone. Florinda disse che un vecchio gentile le riferì che la guaritrice era via per tutto il giorno a curare una paziente. L'uomo sembrava molto ben informato delle attività della guaritrice, e Florinda trovò facile parlargli. Era premuroso e le confidò d'essere in cura anche lui. Descrisse la sua malattia come una condizione incurabile che gli faceva dimenticare il mondo intero. Restarono a parlare fino a tardi. Il vecchio fu così cortese da cedere a Florinda anche il proprio letto, in modo da farla riposare fino al giorno dopo, quando la guaritrice avrebbe fatto ritorno.»

«Il mattino dopo Florinda disse d'essersi svegliata all'improvviso per un acuto dolore alla gamba. Una donna gliela stava muovendo, premendola con un legnetto luccicante. «La guaritrice era molto bella» continuò Florinda. «Diede uno sguardo alla mia gamba e scosse la testa. "So chi ti ha fatto questo" disse. "Deve essere stato pagato molto bene oppure deve aver pensato che eri un essere umano inutile. Quale delle due, secondo te?"»

«Florinda rise. Disse che aveva creduto che la guaritrice fosse pazza o assai villana. Non riteneva possibile che qualcuno al mondo riuscisse a considerarla un essere inutile. Anche se straziata dal dolore, disse alla donna, in chiare lettere, di essere persona ricca e rispettabile, e tutt'altro che stupida. Florinda ricordava che la guaritrice aveva cambiato modi all'istante. Pareva si fosse spaventata. Le si rivolse piena di rispetto chiamandola «Signori» e, alzatasi dalla propria sedia, fece uscire tutti dalla stanza. Quando furono sole, si sedè sul petto di Florinda e le spinse la testa all'indietro oltre il bordo del letto. Florinda disse di aver opposto resistenza. Pensava che l'altra la volesse uccidere. Cercò di gridare, di dare l'allarme ai servi, ma svelta la guaritrice le coprì la testa con una coperta e le chiuse il naso. A Florinda mancò l'aria e fu costretta a respirare con la bocca aperta. Più la guaritrice le schiacciava il petto e le serrava il naso, più Florinda spalancava la bocca. Quando si accorse di quel che la guaritrice stava in realtà facendo, aveva già bevuto il disgustoso liquido contenuto in una grossa bottiglia che quella le aveva infilato nella bocca aperta. Florinda commentò che la guaritrice l'aveva manovrata così bene da non farla soffocare, nonostante fosse a testa in giù, oltre il bordo del letto. «Bevvi tanto da star quasi male» continuò Florinda. «Mi fece mettere seduta e mi guardò diritto negli occhi, senza battere le palpebre. Volevo mettermi un dito in gola e vomitare. Lei mi schiaffeggiò fino a farmi sanguinare le labbra. Un'india che mi prendeva a schiaffi! Che mi faceva sanguinare le labbra! Neanche mio padre o mia madre mi avevano mai messo le mani addosso. La mia sorpresa era tanto grande che dimenticai il disturbo allo stomaco. «Lei chiamò i miei servi e disse loro di portarmi a casa. Poi si piegò su di me e mi accostò le labbra all'orecchio in modo che nessuno potesse sentire. «Se non ritorni entro nove giorni, testa di rapa,» bisbigliò «ti gonfierai come un rospo e pregherai Dio che ti faccia morire.» (Carlos Castaneda, Il Dono dell'Aquila, pagg. 275-277)

Continua con la storia: Florinda Matus e la Regola degli Sciamani

 

 

 

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