Carlos Castaneda
incontra il Nagual don Juan Matus

 

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CARLOS CASTANEDA INCONTRA
IL NAGUAL DON JUAN MATUS

 

Un incontro voluto dall'Infinito

Nel 1960 Carlos Castaneda, uno studente di antropologia, visita il territorio di confine tra l’Arizona e il deserto di Sonora in cerca di informazioni dagli indiani del luogo a proposito del Pejote e di altre sostanze psicotrope. In una stazione d’autobus della Greyhound, Carlos incontra un vecchio indiano Jaqui di nome Juan Matus. Quest’uomo, scambiato dapprima per un innocuo vecchietto e che si rivela poi essere un potente Sciamano Tolteco, cambierà definitivamente la sua vita. (Il termine tolteco viene qui usato non nella sua accezione etnologica, ma in quella originale di “studioso”, “artista”, o “uomo di conoscenza”).

A Carlos sembra inizialmente di essere venuto in contatto con l’opportunità di ampliare le sue vedute, ma Juan Matus, che legge come un segno dello spirito il “fatale” incontro, riconosce subito nel suo interlocutore il discepolo eletto, che le stesse forze astratte e misteriose dell’universo gli hanno condotto di fronte. Inizialmente, Castaneda si adatta ad accettare il ruolo di apprendista stregone al solo scopo di ottenere le informazioni desiderate. Don Juan invece compie ogni sforzo in suo potere per rompere i limiti della percezione del suo allievo al fine di metterlo nella posizione di poter vedere il mondo così come questo è veramente. Castaneda riferisce a questo proposito (1):

«I suoi insegnamenti furono come un randello, che continuò a picchiare sulla mia testa fino a quando non capii che la mia preziosa visione del mondo era solo un costrutto, basato su tutte le possibili interpretazioni fisse, che io usavo per “difendermi” dalla percezione pura e meravigliosa.»

Nel primo bel libro di Castaneda, un eccellente lavoro antropologico, GLI INSEGNAMENTI DI DON JUAN (notissimo come A Scuola dallo Stregone), si parla molto di droghe (Mescalito, Hierba del diablo, Datura inoxia) e di strani riti che contemplano incontri con alleati e spiriti della natura. È un “inganno”: le piante di potere e tante altre bizzarrie sono parte del magistrale intento di don Juan di rimuovere rapidamente le rigide certezze del suo allievo. Anche nel secondo libro UNA REALTA' SEPARATA le droghe e le esperienze da esse causate sembrano avere un ruolo centrale. E Carlos, convinto, com’è, di raggiungere il suo scopo, cioè di trovare sempre più informazioni di prima mano per le sue “importanti” ricerche etnologiche, si sottopone a tutte le stranezze del suo maestro per amor di scienza.

L’ambizioso studente di antropologia impiega qualche tempo per comprendere che è capitato dentro qualcosa che va ben oltre le sue ambizioni accademiche e che don Juan fa ricorso alle droghe solo per spezzare le catene della sua rigida visione del mondo. A tal proposito Carlos racconta:

«Il nagual parlava a lungo di alleati, di piante di potere, di mescalito, del fumino, del vento, degli spiriti dei fiumi e delle montagne. Quando in un secondo momento lo interrogai in merito all’enfasi che dava a quegli elementi, ammise senza vergogna che nella fase iniziale del mio apprendistato aveva fatto ricorso a tutte quelle tiritere pseudoindiane per il mio bene. Ero sbigottito. Come poteva dire certe cose, quando era evidente che non erano vere? Aveva parlato seriamente e, se c’era un uomo in grado di attestare la veridicità delle sue parole e dei suoi stati d’animo, quello ero io. “Non farne un dramma”, rise don Juan. “Mi ha divertito molto dilungarmi in tutte quelle sciocchezze, soprattutto perché sapevo di farlo per il tuo bene… Ti ho ingannato trattenendo la tua attenzione su elementi del tuo mondo che esercitavano su di te un grande fascino, e tu hai abboccato in pieno…”». (2)

Nei volumi successivi, VIAGGIO A IXTLAN e L'ISOLA DEL TONAL, l’apprendista stregone Carlos esplora la Via del Guerriero ed in essa, attraverso disciplina ed impeccabilità, impara lentamente a liberarsi dalle catene percettive senza usare alcuna droga.

«Don Juan mi insegnò che il mondo è molto più complesso di quanto siamo disposti ad ammettere di solito, e che ciò che normalmente ci aspettiamo dalla realtà ci viene imposto dal consenso sociale, il quale a sua volta non è altro che un trucco. Ci viene insegnato ad osservare e a comprendere il mondo attraverso un processo di socializzazione, il quale, quando funziona, ci convince che le interpretazioni della realtà che noi condividiamo sono anche i suoi confini. Don Juan interruppe in me questo processo, mostrandomi che ci è possibile trasferirci in altri mondi, dimensioni costanti ed indipendenti dalla nostra condizionatissima coscienza. La stregoneria (l’arte di manipolare la percezione) causa una nuova programmazione della nostra capacità di percepire queste altre dimensioni, che sono tanto reali, uniche, assolute ed accattivanti come lo è il nostro mondo profano di ogni giorno.» (3)

CONTINUA

 

 

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

(1) Keith Thompson, Portrait eines Zauberers
(2) Carlos Castaneda, La Ruota del Tempo
(3) Keith Thompson, Portrait eines Zauberers

 

 

 

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